Un cuore tra le mani
Quando mi innamorai di Marco ero in un letto di ospedale, tra pensieri cupi e paura del futuro. Successe tutto per caso, tutto in quella mattina del 24 Febbraio di qualche anno fa. Mi alzai come ogni mattina con quel maledetto mal di testa, stanca come mi capitava spesso ultimamente, ma quella mattina lo ero più del solito. Avrai dormito male mi disse mia mamma, avrai fatto tardi guardando quella tua serie preferita. Lo sai che se non riposi bene la mattina è normale che tu ti senta stanca.
Non ho mai creduto a quei consigli, insomma, ho 24 anni se non faccio tardi adesso la notte quando potrò mai farlo. No, questa non è una stanchezza per qualche nottata passata tra amici e qualcosa che inizia a perseguitarmi, a seguirmi ovunque e in ogni momento della giornata. Mi sembra che le mie gambe e le mie braccia pesino 100 chili, che il mio respiro durante la giornata diventa corto cosi come il battito sempre più strano. Avevo un pallore diverso dagli altri, perdevo peso, dolori articolari e dei linfonodi ultimamente ingrossati.
Mi siedo sul divano, bevo un bicchier d'acqua, mi alzo ma crollo al pavimento spargendo sul pavimento i pezzi di vetro. Non ricordo più nulla se non le grida di mia madre, svegliati , svegliati. La sentivo ma avevo le labbra incollate non potevo aprirle, non potevo fare nulle se non stare ferma, immobile.
Mi sono svegliata in ospedale, avevo completamente perso i sensi, mi avevano messo in una stanza assieme ad una altra ragazza. Cosa è successo mi chiedevo, volevo parlare con qualcuno, volevo sapere. Anna, la mia compagna di letto, mi disse che ero arrivata dormendo e che mi avevano fatto nel frattempo alcuni esami e che presto qualche infermiere o dottore sarebbe venuto a chiarirmi le idee. Onestamente iniziavo a capire che il mio mondo non fosse stato più il mio mondo e che forse non sarebbe nemmeno durato molto.
La diagnosi fu di leucemia, a comunicarmelo fù Marco un medico di turno. SBANG non parlai, chiusi semplicemente gli occhi e restai in silenzio fuori e dentro di me. Ho 24 anni e probabilmente morirò. Non so spiegare cosa si prova, ti passa una vita davanti, i ricordi, le parole detto e non dette, avrei potuto fare questo, avrei potuto fare quello, avrei potuto diventare mamma, il mio grande sogno e desiderio. Il nulla, si entra nel nulla e nel buio più profondo.
Marco si avvicinò, mi prese la mano e mi chiese: hai voglia di combattere occhi blù? mi chiamava cosi per il mio colore degli occhi, quel blu che non vedevo nemmeno più io, circondato da occhiaie e gonfiori. Allora? hai voglia di lottare e vincere questa battaglia? lo sai che possiamo vincere? lo sai che è un dovere combattere? Io sarò qui al tuo fianco e insieme sconfiggeremo questo male, devi credere in me come io crederò in te. La strada è lunga, le terapie non sono delle più semplici, ma se solo ci sarà uno spiraglio io lo percorrerò con te e ti porterò fuori da questo tunnel, insieme andremo contro la luce e potrai sognare ancora.
Non so chi lo avesse mandato, non so chi fosse Marco, non so perchè voleva combattere con me una battaglia che non era sua, non so più niente so solo che non voglio morire cosi come tanti, eppure qualcuno vivrà ma molti non vivranno. E io da che parte starò?
Giorno dopo giorno prendevo sempre più consapevolezza della malattia e di me stessa, Marco andava e veniva dalla mia stanza e un giorno si presentò con delle rose e un pacco di biscotti. Mi disse: Buon Compleanno occhi blu, oggi è il tuo compleanno che fai finta di non saperlo per non offrire ehh...ti tocca pagare per dolci e caffè! Mi fece sorridere, credo fu la prima volta che il sorriso riscaldò il mio viso e la mia anima. Marco era sempre più affettuoso, sempre più vicino ai miei sentimenti. Mi disse che aveva studiato tanto e non aveva mai dedicato tempo ai suoi sentimenti, che aveva qualche rimorso nella vita per non aver dato retta al suo cuore per colpa degli studi e di aver perso qualche occasione di vita importante.
Non so perchè ma gli chiesi un bacio, puoi darmi un bacio Marco, vorrei che tu mi baciassi ma non come una sorella, vorrei un vero bacio tanto nessuno lo saprà mai. Si avvicinò e con voce fioca mi disse: E' da tempo che avrei desiderato di farlo occhi blu.
Scoppiò l'amore, quello vero, quello che ti fa battere il cuore, ti fa sognare di fa combattere contro tutto e tutti. Avevo un obiettivo vivere la mia vita con Marco, dovevo vincere questa battaglia, dovevo sconfiggere il male.
Le terapie andavano avanti, le radiazioni, le pillole e tanti miriadi di esami e trattamenti - Stavo male, passavano i mesi - combattevo sempre con più forze. Entra Marco, piange, è commosso, penso che ho perso la mia battaglia, ho paura di sentire le sue parole, ho paura per la prima volta nella mia vita di perdere, di uscirne sconfitta, mi prende la mano, mi stringe la testa e mi dice: stai vincendo occhi blu, stai vincendo la tua e la nostra battaglia, la guarigione è vicina un altro piccolo sforzo e la luce nel tunnel sarà sempre più vicina.
Non passò molto che potei uscire dall'ospedale e con Marco creare una vita e una famiglia, finalmente ero diventata mamma di un bel maschietto di nome Roberto. Marco è sempre affettuoso ed io ho sempre i miei occhi blu. Marco è stato e sarà sempre per me il mio cuore tra le mani.